La rivoluzione dimenticata

Ah, la Scienza. Visti i successi dell’ultimo secolo, tipo la Fisica Nucleare e la Genetica, verrebbe da pensare che la sua importanza sia assoluta, senza tempo; invece pare non essere così, tutto il contrario.

Ho letto questo libro perché mi è stato consigliato da persone fantastiche e per approfondire un po’ un problema che mi pare molto attuale: la perpetuazione della scienza. Quello che temo è che, a valle di tutti i successi del pensiero scientifico, i nostri posteri si possano tenere le tecnologie acquisite e, perché no?, gettare nello sciacquone tutto il resto. Ma no dai! direte voi. E invece questo libro fornisce un esempio molto convincente di fatti già successi.

Greci come Euclide (Geometria e Ottica, IV-III secolo a.C), Erofilo (Anatomista, 335-280), Aristarco di Samo (Astronomo, 310-230), Archimede (287-212), Ctesibio (Pneumatica, 285-222), Apollonio di Perga (Coniche, III-II secolo a.C.), Ipparco (Astronomo, 200-120), Erone (Automi, 10-70) e molti altri, seguivano indubbiamente un metodo della conoscenza astratto, deduttivo e in grado di portare a risultati pratici. Aka metodo scientifico. Quello che hanno scritto portò a dei risultati pratici, ad esempio il Faro di Alessandria (300 a.C. – XIV secolo). Alto 130 metri, è durato più di 1500 anni, la sua luce era basata sullo studio delle coniche di Euclide e Apollonio di Perga. Una figata.


Il faro di Alessandria d’Egitto

L’elenco è lungo, ma lo salto per arrivare al punto fondamentale, che mi sfuggiva. La maggior parte dei loro scritti, delle idee, dei calcoli, dei prototipi, è andato perduto. In parte perché molte conoscenze erano considerate (giustamente) strategiche, e quindi non erano divulgate. Ma anche perché l’arrivo dei romani annientò queste idee, per poi ri-incorporarle un po’ a casaccio in scritti successivi, come in Plinio il Vecchio (Naturalista, 23-79) e in Tolomeo (Geocentrismo, 100-175). Ma i tentativi seguenti di recupero appaiono (commento mio) ridicoli. Non capivano questi greci cosa intendessero, inoltre non riportavano i testi, ma li deridevano per poi dire la loro idea (sbagliatissima).

Il risultato è che davvero non si è ripetuta una bolla di conoscenza come quella greca per molto tempo. Ad esempio, nessuno sapeva ricostruire un faro come quello di Alessandria. La lanterna di Genova è alta 77 metri e la sua luce non si basava sulle coniche come quelle greche perché non le conoscevano e non sapevano ricavarle. Ma sapevano che qualcosa c’era, ah se lo sapevano. Pensatori come Leonardo da vinci (1452-1519) o Galileo Galilei (1564-1642) avevano probabilmente accesso ad alcune opere greche (andate perdute) e sicuramente sapevano di una non meglio determinata scienza antica greco-romana.

Concludo questa panoramica, non recensione, del libro, che non è proprio una lettura da comodino. Quello che è successo alla scienza greca è triste ma è anche interessante perché umano, troppo umano.